Sinossi
▲ Torna suUn piccolo paese italiano degli anni Venti: non esattamente lo scenario di apertura che ci si aspetterebbe in un adattamento dell’Edipo Re di Sofocle. Si intravede, tra le tende di una finestra, la nascita di un bambino, e, poco dopo, il medesimo bambino in braccio alla madre, che ride con le amiche in un prato. Un quadretto apparentemente idilliaco, se non fosse osservato dal neo-padre, un ufficiale timoroso che la nascita del piccolo possa allontanare da sé l’amore della donna: la gelosia lo spinge a tal punto da legare con forza i piedi del piccolo. A seguito di questa immagine inquietante, si ha un repentino cambio di ambientazione: Siamo nell’antica Tebe, dove Laio e Giocasta si sentono minacciati dalla profezia secondo cui il loro figlio Edipo ucciderà il padre e sposerà la madre. Essi ordinano così a un servo di uccidere il neonato, ma questi viene raccolto da un pastore e allevato da re di Corinto. Edipo, ormai uomo, apprende il vaticinio e fugge, ma, il destino lo guida inesorabilmente al compimento dell'atroce profezia. Edipo, disperato, si acceca.
Ed ecco, come in apertura, un nuovo improvviso scarto cronologico: i medesimi personaggi si ritrovano nella Bologna contemporanea a Pasolini, teatro del vagare di un Edipo inquieto in un ambiente progressivamente più degradato. Infine, l’arrivo in un prato verde, lo stesso delle prime scene del film: nel luogo dell’inizio e della nascita Edipo può, in seguito a una penosa peregrinazione, terminare il suo percorso di vita.